PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA, UN INTERVENTO
La storia della privatizzazione della gestione del servizio idrico integrato dell’Ambito Territoriale Ottimale di Palermo e provincia è lunga e complicata: nella città coinvolge l’AMAP Spa con azionista unico il Comune e APS (Acque Potabili Siciliane), vincitore discutibile (vi sono ricorsi pendenti) della gara di assegnazione per la gestione del Servizio idrico per la Sicilia. Vorrei proporre una sintesi che parte da un punto preciso, cioè il momento in cui entra in scena il Consiglio Comunale con la Delibera n.415 del 21 novembre 2007 (consultabile sul sito istituzionale del Comune di Palermo).Tale delibera nasce sulla spinta dei lavoratori dell’AMAP che denunciavano già allora l’iniquità del contratto di servizio che ha come il finalità dichiarata la salvaguardia di AMAP sino al 2021, scadenza naturale del contratto di servizio tra AMAP e Comune di Palermo ai sensi dell’articolo 113 C.15 BIS TUOEL.
La salvaguardia, riconosciuta e deliberata dalla conferenza dei sindaci il 5 luglio 2006, vuol dire sostenibilità economica e finanziaria nella conduzione dell’AMAP e mantenimento di tutto il patrimonio di competenza ed esperienza acquisita da AMAP – si ricorda qui che AMAP è un società con bilanci in attivo- nella pluridecennale gestione dell’acqua di Palermo.
Raffrontando il bando del commissario Mazzola e la prima bozza di contratto AMAP-ATO è evidente il peggioramento delle condizioni contrattuali per AMAP.
Il commissario Mazzola riconosce infatti ad AMAP in modo pressoché definitivo il ruolo di gestore del Servizio idrico di Palermo (con i corrispettivi economici necessari).
La prima bozza invece erode di fatto, a favore di APS, le prerogative che venivano attribuite e garantite ad AMAP.
Dal riconoscimento all’ AMAP di tutti i costi del Servizio per Palermo, inoltre, si passava al riconoscimento dei soli costi operativi da definire in un contraddittorio in cui sarebbe stata ridiscussa tutta la proposta di piano tariffario contenuto nell’addendum al bando, formulata sulla base di simulazioni da sottoporre a verifica tra AMAP, APS e ATO - verifica mai realizzata.
Bene hanno fatto dunque i lavoratori a chiamare in causa il consiglio comunale che deliberò all’unanimità una serie di prescrizioni e di condizioni fondamentali per la tutela di AMAP e degli stessi cittadini sul piano delle ricadute tariffarie.
Tra le indicazioni e le prescrizioni del Consiglio espresse in delibera viene chiaramente detto che il sindaco Cammarata deve sottoscrivere il contratto (nella qualità di socio unico di AMAP) solo previa accettazione da parte degli altri attori di imprescindibili condizioni e viene esplicitato che nessuna alienazione, fusione, cessione di rami d’azienda può essere effettuata. Inoltre si afferma che l’amministrazione attiva deve preventivamente sottoporre al Consiglio comunale qualunque atto e che il Consiglio stesso si deve pronunciare previa concertazione con le Organizzazioni Sindacali.
Dopo una latenza di circa un anno, ai primi di novembre del 2008 la conferenza dei sindaci dell’Ato idrico stabilisce le tariffe per l’acqua. Il Sindaco Cammarata non è presente con i suoi 400 millesimi con cui rappresenta il 60% di tutta la provincia: è un caso o una volontà politica ben precisa?
Si consuma così il primo atto: il piano tariffario.
L’offerta di gara di APS prevedeva una tariffa per i cittadini di 1.30 euro/metro cubo (con una stima di consumo annuo di 48 milioni di metri cubi)
Tale tariffa si componeva di una parte per AMAP di 1.19 euro/metro cubo e 0,11 euro/metro cubo per APS legata a canone, ammortamenti e remunerazione per investimenti, a dire il vero ad oggi ben pochi, sulla carta e senza vincoli formali. Nella assemblea dei Sindaci dello scorso novembre 2008, disertata dal nostro Sindaco, si passava, rispetto all’offerta di gara, a 1.32 euro/metro cubo per il cittadino, di cui 1.17 per AMAP e 0.15 per APS. È evidente il peggioramento della tariffa a carico dei cittadini palermitani e la riduzione della componente tariffaria per AMAP a vantaggio di APS. La previsione per AMAP di 1.19 euro a metro cubo che aveva spinto il Consiglio ad esprimersi per meglio tutelare la propria Azienda veniva modificata in termini peggiorativi.
Inoltre l’acqua che AMAP doveva vendere all’ingrosso ad APS per una fornitura minima di 8 milioni di metri cubi era segnata al prezzo di 0.22 euro a metro cubo, trattandosi per altro di acqua già potabilizzata da immettere direttamente in rete. Si configurava così un situazione iniqua rispetto ad altri fornitori di APS all’interno dello stesso ATO poiché questi vengono pagati da APS con una tariffa più che doppia per una fornitura di acqua non potabilizzata, cioè ancora da trattare.
Eppure, nonostante le evidenti condizioni peggiorative per AMAP, il Direttore Generale del Comune di Palermo, grande manovratore negli ultimi mesi, sollecita il Consiglio di Amministrazione di AMAP a siglare una bozza di contratto di servizio ancora peggiore della prima e della stessa offerta di APS al Bando di gara!
La storia difatti procede con il cambio del vertice di AMAP, con il ritorno del presidente Allegra, e la nuova bozza di contratto che include – fatto non previsto dal bando di gara- anche APS tra gli attori della convenzione, che andava invece stipulata soltanto da AMAP ed Autorità d’ambito. Inoltre, a sorpresa, viene ancora incrementata la tariffa per i cittadini che pagheranno 1.34 euro/metro cubo (1.17 per AMAP e 0.17 per APS) cioè 0.2 centesimi in più per APS. Per l’acqua all’ingrosso viene presentata come una conquista l’incremento del prezzo da 0.22 a 0.24 a metro cubo per una fornitura minima di 10 milioni di metri cubi. Ma è solo un bluff perché a conti complessivi fatti, ad APS entreranno molti più soldi rispetto all’offerta iniziale e AMAP prenderà molto meno, alla faccia della salvaguardia…
In più si aggiunge un nuovo vincolo per AMAP che viene obbligata ad anticipare la quota spettante ad APS di 7 milioni di euro/anno in due tranche sul fatturato e non sull’incasso, in pratica AMAP farà da “cassa” ad APS!
A chi giova questo contratto? Chi ci sta guadagnando e cosa? Qual è la reale volontà dell’amministrazione?
La cessione di rami d’azienda, tassativamente esclusa dalla nostra delibera consiliare, è pericolosa in quanto formulata e prevista come possibilità indefinita e vaga. A questo proposito due considerazioni vanno fatte. Una prima riguarda la cessione parziale ad APS di rami d’azienda , che comporterebbe certamente la cessione di quelli più remunerativi e di qualità (Laboratori analisi, fatturazione,…) e l’utilizzo del personale più giovane e quindi meno “costoso”. E tutto il resto?
La seconda considerazione riguarda invece il fatto che, quale che sia la garanzia posta per i lavoratori nella cessione ad APS, essi passano da una condizione di occupazione relativamente garantita ad una senza garanzie, essendo APS una società privata. Siamo dunque lontani dalla possibilità di effettuare scelte condivise dai lavoratori e dai cittadini, fattibili con strumenti di partecipazione democratica diretta che andrebbero adottate quando si parla di gestione ed utilizzo di beni comuni.
La verità è che l’ultima bozza descritta, probabilmente votata a breve dalla conferenza dei Sindaci, sancisce la fine di AMAP molto prima della naturale scadenza del contratto con il Comune nel 2021 e non contiene traccia di tutti quegli aspetti virtuosi della legge Galli che obbligano il gestore, in questo caso APS, a doveri ben precisi a tutela del patrimonio idrico (risparmio, utilizzo acque reflue, bilanci idrici, protezione del bacino idrico, investimenti), così come non si ravvisano tutte le funzioni di controllo che l’autorità di ambito dovrebbe esercitare. Tutto si riduce ad un mero accordo commerciale, svantaggioso per AMAP e per i palermitani che dall’attuale tariffa di 1.16 euro/metro cubo pagheranno con APS-AMAP ben 1.34 euro/metro cubo.
Ciò si traduce, per una famiglia media di 4 persone con dotazione pro capite di 175 lt/giorno ( previsti nel piano d’ambito) e consumo medio di 256 metri cubi all’anno, in un aumento in bolletta del 34.6% all’anno
Fattura/anno con AMAP 346,4 euro
Fattura/anno con APS-AMAP 466,2 euro
In aggiunta va detto che il tariffario prevede un consumo annuo di 140 metri cubi senza tenere conto della composizione familiare: nel piano d’ambito si prevedono, come già riferito, 175 lt/giorno pro capite. Con 140 metri cubi l’anno pro capite saremmo al di sotto dei 150lt/giorno pro capite che la carta dei servizi di APS prevede come dotazione minima!
Varare il solo piano tariffario senza avere approvato contemporaneamente il Piano di investimenti, il Regolamento idrico, la Carta dei servizi vuol dire aver solo pensato a pagare il gestore APS senza inchiodarlo ai suoi obblighi e alle sue responsabilità: una vera cambiale in bianco..
Dunque un contratto capestro fatto su misura per interessi privati (insisto: cosa guadagnerà il Comune di Palermo?), paradigma di una disastrosa logica di governo, non solo locale, che ha obbligato ad una interpretazione delle normative comunitarie e nazionali nel senso della liberalizzazione selvaggia e della privatizzazione dei servizi pubblici essenziali e dei beni comuni. Esistono invece in realtà ampi margini, in presenza della volontà politica, per individuare percorsi alternativi volti alla ‘ripubblicizzazione’della gestione di beni e servizi di pubblica utilità.
L’impegno e lo sforzo, per ciò che mi riguarda, sarà quello di vigilare affinchè la bozza di contratto descritta non sia approvata se non prima di una revisione in consiglio comunale, competente per materia, per apporre tutte le modifiche in senso migliorativo, avendo sentito anche le istanze dei lavoratori. In più mi attiverò in sostegno dell’iniziativa dei Sindaci relativa al disegno di legge per la ‘ripubblicizzazione’ del Servizio idrico integrato e promuoverò la ricerca e l’individuazione di tutti i possibili obiettivi a breve e medio termine volti all’alleggerimento delle tariffe per i cittadini ed alla tutela dei posti di lavoro di AMAP spa.
Dobbiamo evitare di fare gli stessi errori di altre Città italiane ed europee che, riconoscendo fallimentare la gestione privata del servizio idrico, sono tornate o stanno tornando indietro: per una volta impariamo dagli altri!
Incontro dibattito “No alla privatizzazione dell’acqua bene comune”
Palermo 25 giugno ’09
Intervento Antonella Monastra,
capogruppo “Un’altra storia”